Piazza Triona
Questo articolo è disponibile anche in:
English
🎧 TAPPA 6 – PIAZZA TRIONA: IL CUORE PULSANTE DELLA COMUNITÀ
Nel cuore pulsante di Bisacquino si apre Piazza Triona, luogo simbolico in cui storia, cultura e stratificazione sociale si sono intrecciate per secoli. La sua posizione non è casuale: si trova accanto a sorgenti d’acqua, in via Acquanova, dove un tempo le donne andavano a prendere l’acqua e i contadini portavano gli animali ad abbeverarsi. Intorno a quest’area si svilupparono mestieri come la concia delle pelli e la molitura, rendendola il fulcro economico e sociale del paese.
Le sue origini risalgono probabilmente al periodo arabo, data la vicinanza con il quartiere saraceno. In epoca normanna sorse qui la prima chiesa madre, segnale di un insediamento stabile e strutturato. La piazza nacque in maniera spontanea, ma col tempo assunse una forma riconoscibile, divenendo spazio identitario e funzionale per l’intera comunità.
Nel corso dei secoli, la piazza fu suddivisa simbolicamente in zone, dette “chiani”: uno destinato al popolo (u chianu di lu fundacu), uno al clero (u chianu della chiesa), uno alla nobiltà (u chianu du Municipio), mentre lo spazio centrale era riservato al transito dei carretti.
Fino agli anni Cinquanta questa suddivisione era molto sentita: ogni classe sociale frequentava solo la propria porzione di piazza. Anche i circoli ricreativi riflettevano questa divisione: i Civili presso il Municipio, i Cattolici accanto alla chiesa, i Borghesi vicino al Fondaco e gli artigiani nella zona centrale.
La vecchia fontana al centro della piazza, risalente al XVII secolo, era decorata con mascheroni e uno stemma a stella a sei punte – antico simbolo araldico di Bisacquino. Negli anni Trenta fu sostituita, ma i mascheroni furono conservati e reimpiegati nella nuova struttura.
Piazza Triona non era solo spazio fisico, ma teatro di cultura orale. Nei racconti raccolti da Giuseppe Pitrè, si ritrovano termini e formule del dialetto locale – come munacheddu, che evoca l’innocenza dell’infanzia, o cuntu, che non è solo una favola ma uno strumento di trasmissione collettiva della memoria.
Le invocazioni come “Chi viri, chi veni…” aprivano i racconti del saggio del paese, che, con tono cantilenante, trasformava la piazza in un palcoscenico di riti narrativi.
Così, Piazza Triona continua a rappresentare un microcosmo che ha custodito nei secoli le trasformazioni sociali, il linguaggio e le tradizioni, mantenendo viva l’essenza del vivere comunitario bisacquinese.
